Associazione per la Vita "Bruna Bellavista"
 
 
Maioliche a Montecassino
 
 
  La mostra si é tenua a Cassino, presso la Sala S.Germano dal 20 marzo al 18 Aprile 1999
 
 

Presentazione

 

L'Italia anche nel campo delle maioliche vanta primati d'eccezione: basti pensare a Faenza. con le sue botteghe di maestri maiolicari, o a Castelli d'Abruzzo, un luogo al quale gli studiosi riconoscono la paternità di alcune delle più importanti tipologie delle maioliche rinascimentali italiane. E' dal Seicento che la ceramica di Castelli presenta i caratteri tipici del proprio stile: un fondo chiaro con decorazioni a tinte vivaci, generalmente arancione, azzurro, giallo e verde. Alla base di questo stile vi é la tecnica dell'ingobbio, cioé l'intonacatura e la coloritura della ceramica con un velo di terra liquida e quindi la decorazione a pittura sulla superficie smaltata. Ma l'arte ceramica, di cui la maiolica é un particolare prodotto, risale a tempi antichissimi come mostrano le necropoli etrusche di Vulci, gli scavi di Canino e i ritrovamenti in diverse località spesso anonime dell'Italia meridionale. Ed é soprattutto qui che l'influenza greca portò alla nascita di officine artigianali, alle quali si deve la "ceramica etrusco-campana (V-IV secolo a.C.), quella a "vernice nera" (IV- li secolo a.C.) e quella cosiddetta "di Gnathia" (III-II secolo a.C.), in cui la tradizione italica si fonde con i modelli stilistici greci. Lo testimoniano le anfore di origine apula, i piatti e le coppe sovradipinte con vernice nera, i crateri a figure rosse decorate con scene mitologiche, caratteristici delle produzioni etrusco-campane, o gli "skyphoi", grossi bicchieri a forma di cono, verniciati in nero e sovradipinti in bianco con motivi geometrici e floreali stilizzati, insieme a figure umane. Le maioliche di Montecassino. presentate ora per la prima volta in Mostra, se sono piccolo resto scampato dalla distruzione del 1944, riescono tuttavia a presentarci una valida rassegna di questa antica arte del disegno e del colore su smalto, secondo una tecnica rimasta immutata nei secoli. Infatti prima dell'ultima guerra a Montecassino si poteva ammirare l'antica Farmacia monastica, abbellita da mobili e armadi in noce massello: tra ampolle, bricchi, caraffe e mortai, facevano bella mostra vasi ed anfore dai lucenti colori delle migliori scuole maiolicare del Napoletano e di Castelli di Abruzzo. Quasi a colmare le tante perdite di vasi, formelle e pavimenti maiolicati, ecc. un munifico dono di Gaetano Paparella Treccia: dalla sua ricca collezione di ceramiche egli offre a Montecassino una formella raffigurante proprio il nostro S. Benedetto, nel suo abito tradizionale, la cocolla, e con in mano la Regola, codice di santità e di promozione umana per monaci e uomini di buona volontà: è opera del 1683 di Bernardino Gentili il Vecchio, padre di Carmine, autore di varie mattonelle conservate in Monastero. La raffigurazione iconografica di S. Benedetto, sia per la scuola artistica che per il significato emblematico, ben si inserisce nella nostra collezione e nello stesso tempo suggella la stessa Mostra. che già voleva essere filiale omaggio al Padre e Patrono S. Benedetto nella sua festa tradizionale del 21 marzo. Ancora grazie al Prof. Paparella e grazie alla Fondazione Bruna Bellavista, che ha reso possibile la realizzazione dell'esposizione al pubblico di quest'arte semplice, ma che la sapienza artigianale ha saputo portare ad alti livelli di tecnica e di arte: il busto raffigurante S. Giovanni Gualberto della Scuola di Luca Della Robbia sono esempi eloquenti.

Bernardo D'Onorio
Abate di Montecassino

 





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