IL SISTEMA DIFENSIVO DI ATINA SANNITA

La recente segnalazione di un inedito tratto di mura ad opera di due ricercatori locali, Vincenzo Orlandi e Luciano Caira, ha portato ad una rilettura delle mura poligonali di Atina con l'individuazione di un estesissimo circuito murario, la cui analisi tecnica ha consentito di distinguere due fasi costruttive: una pre-romana in poligonale di I e II maniera, ed una posteriore in poligonale di III e IV maniera ed in opera quadrata.

La fase pre-romana è a sua volta costituita da due circuiti: uno esterno, che comprende il Monte Morrone ed il Colle, ed uno interno che aggira completamente la collina di Santo Stefano, unanimemente interpretata come Arx.

Si tratta di un'opera di difesa imponente che trova confronti con le cinte fortificate del Sannio (come Monte Vairano e Monte Saraceno presso Pietrabbondante).

Atina è quindi l'estremo e forse più imponente baluardo sannita a difesa delle vie di accesso al Sannio (la via da Cassino e quindi dalla costa, e la via da Sora, cioè dalla Media Valle del Liri).

Parte integrante di questo sistema difensivo è la cinta poligonale di Vicalvi, cinta apicale di difesa primitiva e di avvistamento sulla via di penetrazione da Sora, e la analoga cinta poligonale di Monte Cierro (Sant'Elia Fiumerapido) sulla via di penetrazione da Cassino.

La datazione delle cinte sannite è generalmente posta alla fine del IV se. A.C., in considerazione del fatto che Livio (Liv., IX, 44) parlando della conquista da parte dei Romani di Allifae, Callifae e Rufrae, non fa cenno ad alcun assedio.


Un tratto delle mura poligonali in localita' S. Stefano

Per Atina, baluardo in una zona romanizzata alla fine del IV sec. a.C., si può ipotizzare in quell'epoca un ripristino, nei tratti di tecnica muraria più progredita, di un sistema difensivo più antico.